Aghabious Kamel, sacerdote egiziano, cattolico di rito copto, è stato ospite della comunità della Chiesa Gesù Liberatore a Canosa di Puglia, amico di don Salvatore dopo l’attentato che l’Egitto ha subito prima della Pasqua. Ha portato la sua testimonianza in un incontro presso gli animatori dell’oratorio estivo della Parrocchia parlando dell’anno liturgico e della spiritualità copta. Si è soffermato successivamente sulle persecuzione e sugli attentati in Egitto e su come i cristiani affrontano il martirio. In seguito ha incontrato i bambini, pregando con loro. Li ha benedetti in arabo ed a conclusione dell’oratorio ha cantato un testo che richiama la misericordia di Dio per tutti, spiegandone il significato. Padre Aghabious, il cui nome significa “amato e amante”(Amato da Dio e dunque Amante degli uomini), dopo otto anni di formazione per diventare sacerdote nella sua tradizione, sarà chiamato a formarsi all’Accademia della Santa Sede. Conoscitore di lingue come l’italiano, lo spagnolo, il francese, l’inglese, già laureato in sociologia a malincuore e per obbedienza si avvierà alla carriera diplomatica. Un sacerdote buono e gentile, semplice e delicato che ha rivolto a tutti parole di speranza.
Ha ammirato le meraviglie di Canosa trovando varie analogie con la cultura egizia, siriana e mettendo in evidenza specificità iconografiche. Accolto dalla guida turistica, Renato Tango, della Fondazione Archeologica Canosina, Padre Aghabious ha potuto contemplare le splendide vestigia, testimoni dell’operato del vescovo Sabino e dell’evidente influenza orientale. Ricevuto da Don Nicola Caputo, presso la Concattedrale Basilica San Sabino, ha osservato il modulo artistico ed architettonico dalla cupola del transetto destro. Realizzata in opera mista di tufelli e laterizi, avente 33 giri concentrici sino alla chiave di volta, rappresentata dalla croce bizantina in pietra lavica, posta entro un cerchio. È palesemente evidente la numerologia simbolica, il 3 e i suoi multipli, tra cui il 33.Le relazioni del vescovo Sabino col mondo orientale sono attestate dagli Atti del Concilio di Costantinopoli del 536 d.C. e i Dialoghi di San Gregorio Magno, e la sua opera di cristianizzazione sulla città pugliese è un perfetto connubio tra Oriente ed Occidente. Infatti, mentre la Basilica presenta la tipica pianta orientale a 5 cupole, l’impianto della Chiesa intitolata ai santi Cosma e Damiano, ridedicato successivamente a San Leucio in età longobarda, è tretaconco, come la Santa Sofia a Costantinopoli. Qui, nel sopracitato Parco archeologico, Aghabious ha apprezzato i preziosi mosaici, realizzati da maestranze bizantine e simbolo della centralità di Dio nell’Universo. Presenti anche all’interno del Parco Archeologico di San Giovanni, il cui Battistero, a croce greca, ricco di simbolismo evangelico, è emblema della diffusione della religione cristiana sul territorio. L’influenza orientale è ben nota anche nelle civiltà più antiche come quella daunia. Ne è testimone il corredo funebre della Tomba Varrese, esposto presso il Museo Archeologico di Palazzo Sinesi, in particolar modo gli Loutrophoros in alabastro d’Egitto, utilizzati durante il rito di purificazione della donna prima del rito matrimoniale. Inoltre, la città di Canosa ha restituito diversi materiali attribuibili ad un culto isiaco: la scoperta di due sculture originali egizie in granito grigio, databili all’epoca tolemaica e raffiguranti due sfingi acefale, conservate rispettivamente al Museo Civico di Canosa e al Museo Pinacoteca di Barletta16, ha fatto supporre che anche nella città pugliese esistesse un santuario dedicato alla dea Iside, di cui però, al momento, non esistono evidenze archeologiche.
Estasiato dalle maestose opere sabiniane, padre Aghabious, ha promesso un suo ritorno a Canosa, affermando che l’amicizia che lo lega a Don Salvatore Sciannamea è un dono che rende possibile l’unione tra tradizioni diverse, ma complementari, ma più ancora di fratelli che nessuna distanza potrà mai cancellare.
Ilenia Pontino-Fondazione Archeologica Canosina Onlus
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