Nella storia delle immagini devozionali, l’iconografia ha rivestito un ruolo fondamentale nella divulgazione della religione a Canosa di Puglia. Solamente una piccola fetta della popolazione era alfabetizzata, avendo così l’opportunità di documentarsi mediante la ricca biblioteca cittadina. Inoltre, ricoprivano un ruolo fondamentale dal punto di vista caritativo e formativo le confraternite.
L’odierna statua in cartapesta della Madonna Desolata, recentemente restaurata dal maestro Iaccarino, è composta da un unico blocco raffigurante la Madonna, col petto trafitto dallo spadino, seduta, quasi su un trono regale; sullo sfondo, a destra, appare la Croce sul Golgota, ad evocare il momento della sepoltura di Gesù. La figura di Maria è sormontata da un angelo che l’accompagna e le sostiene il braccio cadente. La corona di spine, lo spadino e il cuore in argento rappresentano la via crucis, la via matris dei sette dolori di Maria e la devozione popolare. La corona di spine sul petto è quella caduta dal capo di Gesù dopo la deposizione, il cuore rappresenta la devozione dei fedeli .
È interessante scoprire l’evoluzione, documentata mediante fonti storiche e popolari, che il simulacro ha subito durante il corso degli anni.
La statua originale, composta da un manichino e non in cartapesta, fu acquistata nel 1880, con iniziativa di Giuseppe Decorato, attraverso una libera elemosina raccolta da parte della Confraternita di Nostra Signore della Salette, che aveva la propria residenza nella chiesa di San Francesco .
Inizialmente si voleva far uscire il gruppo il Venerdì Santo ma a causa delle opposizioni del consiglio della confraternita del Santissimo, ciò non avvenne. La prima volta della processione della Desolata fu nel Sabato Santo del 1881, ad un anno dall’acquisto, anche perché in quel giorno non vi era nessuna manifestazione. All’alba del Sabato Santo, nelle prime ore della mattina muoveva il corteo, per rientrare prima di iniziare la veglia pasquale che, prima della riforma liturgica della Settimana Santa, si svolgeva prima di mezzogiorno.
Nel fatale bombardamento del 6 novembre 1943, che distrusse le Chiese di San Francesco e l’Oratorio della Confraternita di San Biagio, la statua andò persa.
Dieci anni dopo, nel 1953 venne rifatta da alcuni artisti leccesi a cura di un benefattore chiamato Giuseppe d’Elia. Il simulacro è ispirato alla tela settecentesca del pittore Giuseppe De Musso di Giovinazzo che raffigura l’Addolorata tra San Filippo Neri e San Sabino, patrono di Canosa di Puglia.
Nelle immagini devozionali in bianco/nero, vediamo una madonna completamente armonizzata nel gruppo statuario in cartapesta, prima del restauro nell’1985 commissionato dal parroco Padre Antonio Benzi. Nel secondo restauro, avvenuto nell’1997, commissionato dal parroco Padre Antonio Curcio, l’immagine devozionale passa dal grigio al giallo e lo sfondo, composto dall’altare maggiore della chiesa parrocchiale, passa a blu cielo, nel significato dell’annuncio della Resurrezione.
A questa antica processione del Sabato Santo canosino partecipano anche molti bambini vestiti da Angioletti, ognuno dei quali ha tra le mani un simbolo della Passione di Cristo come la corona di spine, le fruste, i dadi, la tenaglia, i chiodi. L’elemento più suggestivo che contraddistingue da sempre questa Processione è rappresentato dal coro composto da oltre 300 donne vestite di nero, dirette da 50 anni dal Maestro Mimmo Masotina, che cantano l’Inno della Desolata, esprimendo all’unisono il loro dolore e il loro cordoglio accompagnate dalle musiche della Banda Filarmonica “G. Verdi” di Canosa. Impenetrabili allo sguardo di chiunque, si tengono strette l’una all’altra lungo il tragitto della processione, dando il massimo nel canto straziante e lacerante. Non conta la loro identità ma la loro partecipazione intensa, tutte accomunate dal dolore universale al quale ogni madre terrena si unisce al dolore di Maria. Dolore e desolazione prendono il sopravvento ma quell’Angelo consolatore sta a simboleggiare la imminente Resurrezione di Cristo. Il “miracolo per eccellenza” avverrà a breve e la gioia prenderà il posto della rabbia e della sofferenza. La Processione della Desolata attraverso la preghiera, la devozione e la fede unisce più generazioni di canosini e non, in un rito davvero unico, reso molto suggestivo dall’inno tra i più ascoltati durante la Settimana Santa pugliese.
Orazio Lovino
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