“Canosa ha bisogno di sognare. Ha un potenziale enorme, c’è bisogno di coraggio, determinazione e volontà, solo così potrà rivivere. Come l’araba fenice, che nasce a nuova vita dalle sue ceneri, così deve rinascere in memoria del suo glorioso passato”: afferma Don Antonio Loffredo, in visita a Canosa di Puglia.
Sicuramente, lui di coraggio ne ha avuto, così tanto da cambiare le sorti di un rione, quello Sanità a Napoli, dal destino che sembrava ormai segnato. Nel 2001, poco dopo il suo arrivo, comprende che aprire le chiese, le case canoniche e i luoghi sacri alla popolazione, costituisce il mezzo essenziale per la trasformazione della redditività del bene in generatività e dunque consente la creazione di lavoro, di vita e di aggregazione. Si rende conto che il Rione Sanità gode di un’immensa ricchezza in termini umani e storico artistici ed è da quella che prova a ripartire. Ascoltando i ragazzi, i loro bisogni ha trasformato in realtà un progetto fatto di amore e speranza, tutelando il patrimonio storico del Rione, riaprendo le catacombe di San Gennaro e dando lavoro ad oltre quaranta ragazzi, grazie anche a progetti finanziato con Fondazione Con il Sud.
Accompagnato dalla Fondazione archeologica canosina, ha visitato gli ipogei, testimoni dell’importanza territoriale in età preromana. Grazie a tecnologie multimediali, l’affresco sull’architrave di una camera funeraria dell’ipogeo del Cerbero, narra di un cavaliere ammantato, accompagnato dal fedele destriero, giungere nel regno dei morti. Assieme alla direttrice del Museo archeologico Nazionale, Anita Rocco, ha visitato le sale del palazzo ottocentesco, le quali ospitano una rinnovata mostra con reperti provenienti da diversi ipogei: vasi apuli a figure rosse, ceramica dorata e listata, elementi in alabastro, una corazza anatomica in bronzo e gli straordinari vasi plastici e policromi canosini. Guidato da Mons. Bacco ha ammirato la Cattedrale, edificata dal Santo vescovo Sabino nel VI sec.d.C., probabilmente come ultimo edificio religioso tra quelli progettati.
A termine della giornata, Don Antonio ha promesso di fare ritorno assieme ai ragazzi della Cooperativa Paranza e a tutti coloro i quali hanno favorito il riscatto del quartiere, facendo sentire propria l’iniziativa ai cittadini e sfruttando le capacità delle persone del luogo, maggiormente in grado di “leggere” la storia di monumenti e strutture locali.
Ilenia Pontino-Ufficio stampa Fondazione archeologica canosina
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