“Se eri vestita discinta, te la sei andata a cercare”. E’ questo il pregiudizio, figlio di una subcultura sessista e maschilista, che si sente ripetere troppo spesso nei casi di violenza sessuale e che ancora alimenta i sensi di colpa delle vittime. Per combattere questo terribile pregiudizio è nata “Com’eri vestita?” la mostra contro gli stereotipi che colpevolizzano le vittime di stupri che ha fatto tappa nei giorni scorsi a Canosa di Puglia, riscuotendo tanto successo. La mostra itinerante, promossa a livello nazionale dall’Associazione Libere Sinergie, con ingresso gratuito, e’ stata allestita al Museo dei Vescovi dal 25 maggio al 2 giugno 2019.
I ragazzi delle scuole superiori che hanno visitato l’esposizione, sono rimasti particolarmente colpiti a livello emotivo nel vedere tanti abiti appesi come se fossero quadri, indossati dalle vittime di violenza il giorno che il reato è stato commesso. Alcuni di loro hanno rilasciato dei commenti molto toccanti sul diario di ingresso. L’evento è stato organizzato dalle associazioni Rotaract Club Canosa, Fidapa e Idac (Imprenditori d’arte e cultura) con la co-organizzazione del Centro antiviolenza “Riscoprirsi” e la Farmacia Lombardi, e con la collaborazione del periodico “La Terra del Sole”: l’intento era quello di smontare gli stereotipi che colpevolizzano le vittime di stupri e di sensibilizzare la comunità in merito al tema della violenza di genere.
“Come eri vestita?” è una domanda che sottende importanti stereotipi sessisti e possiede pesanti implicazioni di impatto negativo sulla donna che ha subito violenza, poiché presuppone l’idea che la vittima avrebbe potuto evitare lo stupro se solo avesse indossato abiti meno provocanti.
Questa mostra si propone di smantellare tale pregiudizio partendo
dal breve racconto di una serie di storie di abusi poste accanto agli abiti in esposizione i quali intendono rappresentare, in maniera fedele, l’abbigliamento che la vittima indossava al momento della violenza subita.
“Non è l’abito che si ha indosso che causa una violenza sessuale, ma è una persona che causa il danno. Essere in grado di donare serenità alle vittime e suscitare maggiore consapevolezza nel pubblico e nella comunità sono le vere motivazioni del progetto” afferma Jen Brockman, ideatore della mostra nata dall’Università del Kansas e poi divulgata in tutto il mondo.
Durante la settimana della mostra si sono susseguiti stati momenti di confronto con i vari eventi collaterali delle associazioni organizzatrici. Tra questi il reading “Castigo di Dio” di Marcello Introna, presentato da Idac, a cura del collettivo teatrale “Chivivefarumore”; “Imprenditoria femminile e finanza agevolata” a cura di Elena Azzollini del Gal Murgia Più; “Reading al femminile” a cura della Fidapa; e “Le spose di BB” a cura del centro antiviolenza “Riscoprirsi”. All’interno della mostra, inoltre, è stato possibile visitare un percorso espositivo dedicato alle donne: sono state esposte le tele della pittrice Caterina Cannati, in arte Kataos, i dipinti del maestro Carmine Forina, in arte “cafone1944” e le sculture di Sergio Rubini.
La mostra “Come eri vestita” farà tappa a Santeramo, venerdì prossimo, 7 giugno, all’ex Convento dei Padri Riformatori.
Ufficio stampa
Francesca Lombardi
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