Perché Canosa ha rinunciato al suo futuro?

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La narrazione dell’inestimabile patrimonio storico-archeologico della città di Canosa dallo scorso 13 luglio, attraverso l’esposizione di alcuni reperti esemplari collocati negli spazi dell’aeroporto internazionale Karol Wojtyla varcherà i confini del nostro territorio per richiamare nella nostra città nuovi visitatori.

A maggior ragione il progetto urbanistico di sviluppo e rigenerazione messo a punto negli ultimi quattro anni del mandato del Sindaco Roberto Morra per la città di Canosa risulta importante e andrebbe senza soste e tentennamenti perseguito.

Al momento della sua elezione, nel giugno 2017, il Sindaco incaricò alcuni tecnici, tra i quali la sottoscritta a cui delegò l’urbanistica e l’archeologia, per realizzare il suo programma di mandato.
Con la giusta iniziale sinergia tra politica, tecnica, associazioni e cittadini abbiamo lanciato un progetto strategico di valorizzazione e contemporanea rigenerazione per la città che possiamo definire il ‘modello Canosa’. Strategie e progetti anche di dettaglio non solo ‘immaginate’ ma concretamente attivate. Neppure il Covid ci aveva rallentato. Alcuni frutti li abbiamo recentemente visti. Il testimone raccolto dal mondo scolastico canosino, in particolare con l’avvio presso il Liceo Fermi, del nuovo indirizzo incentrato sullo studio dei ‘beni culturali’ per la formazione di futuri cittadini più consapevoli e le attività della scuola Mazzini connesse al nuovo Museo sono un seme che sboccia e siamo certi darà molti frutti.

Attualmente, dopo che il Sindaco lo scorso maggio ha deciso di staccare la spina ai suoi assessori tecnici non possiamo non ricordare che il tempo fugge ed in campo ci sono piani e progetti che vanno seguiti con le giuste forze e competenze.
Per i progetti strategici e persino esecutivi finanziati, Canosa era vista come caso virtuoso e la città in quanto a capacità di programmazione e progettazione era diventata credibile, anche per questo doveva rimanere costante il monitoraggio delle azioni nel continuo confronto con la Regione, la Soprintendenza e gli altri Enti di riferimento, oltre che con la città tutta. L’Amministrazione anche per questo aveva siglato un accordo di valorizzazione, ed un tavolo permanente per accelerare i processi di valorizzazione e sviluppo per la città.

La città avrebbe dovuto pullulare di azioni e di eventi legati ai progetti in itinere. I loro nomi.. ‘CURA’ (corridoio archeologico, ecologico), ‘Tra città e campagna: un progetto esperenziale per la città archeologica’; il piano particolareggiato di rigenerazione del centro storico; la variante del piano urbanistico generale ‘per una città più resiliente’, non sono solo nomi accattivanti, e alla moda, ma per Canosa rappresentano vere e proprie sfide culturali, urbanistiche ed economiche, che però necessitano ancora di azioni concrete. Prima fra tutte la loro adeguata condivisione con la città. Alcuni di questi progetti devono inoltre essere appaltati e le loro fasi rendicontate presso la regione nei tempi prestabiliti.

Non è un mestiere facile, organizzare incontri, workshop di lavoro, discussioni con cittadini e associazioni, sottoporre i propri atti a critiche e discussioni, studiare le soluzioni per ottenere la massima condivisione e corroborare un dibattito permanente, l’unico in grado di proseguire lungo la via dello sviluppo del territorio. Questo è il modo per ottenere dei risultati duraturi e devo aggiungere il modo indicato dalle leggi urbanistiche e dagli accordi contrattuali in corso.
I comuni che hanno promosso importanti rigenerazioni lo stanno facendo: Bari, Lecce, Brindisi, Taranto, i più noti.

Pertanto, tra le altre cose si proceda al più presto con la messa in atto delle “azioni immateriali”, un programma di coinvolgimento della città già finanziato con il CURA per circa 35.000 euro per il coinvolgimento della comunità nella condivisione del suddetto progetto di nuovi spazi pubblici interconnessi alla fruizione del patrimonio archeologico e presa in carico della sua gestione.

La stessa azione di coinvolgimento dei cittadini ed in questo caso anche delle associazioni imprenditoriali delle numerose e importanti aziende legate al food deve essere intrapresa per il progetto: ”tra città e campagna, un progetto esperenziale per la città archeologioca”.
In entrambi i casi si deve comprendere appieno che non si tratta di opere di mera manutenzione, ma di rigenerazione che deve produrre sviluppo economico.

Il redigendo piano del centro storico che si avvale degli studi propedeutici del dipartimento di architettura, necessita di azioni importanti da parte della pubblica amministrazione, come il collocare attività pubbliche, magari legate alla pubblica amministrazione. Gli edifici, per di più in alcuni casi anche restaurati ed attrezzati non mancano per essere rifunzionalizzati. Inoltre in vista dei futuri corposi finanziamenti andrebbero preparati progetti di riqualificazione per questa parte di città che sembra vittima di un inesorabile degrado.

La variante al Piano urbanistico generale e relativo adeguamento al piano paesaggistico territoriale è ben avviata, le conferenze e gli incontri con Autorità di bacino, Soprintendenza, Regione, Provincia hanno stabilito importanti azioni per la semplificazione del regime dei vincoli attraverso la previsione di linee guida, progetti esemplificativi che chiariscano le procedure e stabiliscano azioni certe sia per le aree a vincolo archeologico che per le aree su cui insistono le cavità. Per le quali è stato intrapreso un percorso virtuoso anche con l’aiuto degli studiosi del politecnico di Milano.

Sono azioni importanti per le quali ci vuole grande attenzione di tutta la città ed ancora un grande lavoro di regia. Non possono progredire se tenute nell’ombra di questi giorni. E purtroppo conosciamo bene la situazione degli uffici sguarniti di personale.
Pertanto mi chiedo: ma Canosa ha rinunciato al suo futuro?

Architetto Sabina Lenoci



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