Dopo il risultato elettorale del 4 marzo il Pd Bat ha avviato una fase di analisi politica. Venerdì 9 marzo si è tenuta la riunione dei segretari di circolo, domenica 11 marzo l’incontro della direzione provinciale e domenica 18 marzo l’Assemblea provinciale. Ecco quanto dichiarato dal segretario provinciale Pasquale Di Fazio:
“Dopo ogni competizione elettorale l’analisi del voto deve essere un reale confronto sui dati ottenuti e soprattutto sulle proposte future utili al nostro partito.
Un obiettivo di questa segreteria provinciale è quello di dare ampio spazio a ogni contributo, partendo però da un concetto base: remare tutti nella stessa direzione. Il 4 marzo il Partito Democratico ha perso in modo evidente. Il dato nazionale ci vede sotto il 20%, sia alla Camera con il 18.7% che al Senato con il 19.1%. In Puglia è andata peggio, con un distacco dal dato nazionale pari al -5%.
Sovrapponibile al dato regionale risulta il dato medio della provincia BAT
Al netto del risultato bisogna però affermare che la federazione provinciale del PD BAT ha interpretato questa campagna elettorale con il massimo delle potenzialità a noi consentite. Abbiamo cercato nel breve tempo reso disponibile di raggiungere quante più persone possibili. Lo abbiamo fatto attraverso le televisioni locali e i media che veicolano messaggi su dispositivi elettronici.
L’attività dei circoli è stata una componente importante di questa campagna elettorale con manifestazioni tenutesi nelle varie Città della provincia. Per questo ringrazio i segretari di circolo e attraverso loro tutti i militanti del nostro partito. In particolare vorrei ringraziare Giovanni Vurchio, segretario di Andria e Nicola De Fazio segretario di Barletta, per le iniziative messe in campo. Ma un ringraziamento particolare va ai nostri candidati Debora Ciliento, Carlo Avantario e Nadia Transitano, Elena Gentile, Francesco Spina, Filippo Caracciolo, Assuntela Messina, Senatore della Repubblica Italiana. Ringrazio anche i vicesegretari Rino Superbo, Stefano Chiariello e Lorenzo Marchio. Grazie anche a Marina Nenna, segretaria organizzativa, e a Franco Ferrara, che spesso mi ha seguito negli spostamenti frenetici tra le varie manifestazioni. E grazie anche a Elia Marro, responsabile della comunicazione Pd, e i Giovani Democratici.
La sberla che come PD abbiamo preso lo scorso 4 marzo può essere interpretata in molteplici modi. La stratificazione del voto dei 5 stelle che stravincono al sud specie nelle aree geografiche ove maggiore è la povertà e la disoccupazione sono di per sé un indicatore di analisi. Come un indicatore di analisi è la prevalenza del voto giovanile per i 5 stelle. Mettete insieme le parole : disoccupazione-povertà-giovani e troverete una prima risposta al nostro tracollo elettorale. La gente ci vede come un partito distante dai bisogni più crudi, un partito di benestanti, che non conosce più la porta di casa degli operai, dei disoccupati, dei poveri, lontano dai sogni di una vita normale dei giovani che, spesso vivono sulla propria pelle, disoccupazione e povertà.
Eppure nei 5 anni di governo abbiamo messo in campo misure per l’aiuto alle famiglie con problemi reddituali, commettendo l’errore di pensare che al sud la prevalenza delle persone avesse un lavoro, precario o non precario, ma che avesse un lavoro. La verità è che dalle nostre parti il tasso di disoccupazione gira intorno al 20% e la disoccupazione giovanile è prossima al 50%. Tutta questa gente è stata tagliata fuori dai nostri programmi e anche da ciò che di buono abbiamo realizzato in termini globali ma non specifici per il sud.
Infine, a mio parere, un peso notevole sul risultato elettorale è stata la assoluta visibilità esterna delle nostre divisioni interne. Questo è un dato nazionale, regionale, provinciale e cittadino. Non esiste alcuna dimensione territoriale esente da guerre intestine. Facciamocene una ragione, il 4 marzo è finita un’era. E il rischio che il populismo becero governi il paese è reale. SIAMO CHIAMATI A UNA RINASCITA DEL NOSTRO PARTITO CHE DEVE RIGUARDARE TUTTI.
In tal senso non credo che il cambiamento passi dall’azzeramento della classe dirigente. Non servirebbe a nulla come parzialmente può servire la dimissione di Renzi. Quello che deve cambiare è la mentalità tesa all’umiltà, un progetto più pragmatico, una comunicazione a passo con i tempi.
Ora tocca a tutti noi, ora ci aspetta molto lavoro.”
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