ll mito classico del labirinto rappresenta indubbiamente uno degli archetipi più ricchi e fecondi della mitologia classica per la sua capacità di aprirsi a domande esistenziali ancora attuali: perdersi e ritrovarsi, affrontare e vincere le proprie paure, sforzarsi di trovare una via d’uscita anche nelle condizioni più disperate, aiutarsi e collaborare anche in condizioni estreme. Arianna, Teseo, il Minotauro, Dedalo, Icaro rappresentano quindi la cifra di una ricerca faticosa e insidiosa verso il significato ultimo dell’Essere e dell’Esserci.
In quest’ottica il Labirinto è una figura particolarmente adatta a riflettere le ansie, le preoccupazioni, le speranze e la forza vitale di chi ha ormai lasciato alle spalle le certezze dell’infanzia ma non si è ancora costruito le (apparenti?) sicurezze della vita adulta.
Gli studenti e le studentesse dell’IISS “N.Garrone” di Canosa di Puglia sono stati invitati quindi ad una profonda rilettura e attualizzazione del mito classico passando anche attraverso le sue molteplici varianti letterarie e artistiche (da Borges ad Ariosto, da Ovidio a Collins). Ne è scaturito un prodotto teatrale vibrante, autentico e originale.
Mette in scena un gruppo di studenti che sta frequentando un corso di teatro con l’intento di rappresentare il mito classico del Labirinto; ma tra una prova e l’altra emergono gradualmente le sfide e le difficoltà personali dei singoli ragazzi, in un susseguirsi di scene in cui i piani teatrali e metateatrali si accavallano continuamente e lo spettatore gradualmente si perde nei meandri sempre più vischiosi dei vissuti dei personaggi.
Si tratta di uno spettacolo dal forte sapore laboratoriale, una vera e propria fucina creativa in cui si sono mescolate e fuse abilità, saperi, vissuti e competenze eterogenee e apparentemente inconciliabili.
È un prodotto laboratoriale innanzitutto perché interamente pensato e scritto dagli stessi studenti che si sono così voluti raccontare perdendosi nei propri saperi e nelle tante suggestioni disciplinari per cercare quel filo invisibile che lega l’uno all’altro.
È un prodotto laboratoriale perché parla di una comunità, quella canosina, che affonda le sue radici in un passato glorioso e millenario ma che vuole riappropriarsi del proprio passato e della propria identità per affrontare le sfide di un futuro sempre più complesso e globale.
Ma soprattutto è un prodotto laboratoriale perché garantisce la fruibilità del prodotto anche a chi normalmente è escluso da qualsiasi forma di produzione teatrale: i non-udenti. L’intero spettacolo è infatti INTERAMENTE tradotto in LIS ( Lingua dei Segni Italiana) dagli stessi attori i quali contemporaneamente recitano e “segnano” le proprie parti in LIS.
Si tratta di uno dei primi esperimenti in Italia e probabilmente il primo esperimento di teatro scolastico in LIS.
LAByrinthus è quindi forse più che un semplice spettacolo teatrale. È un piccolo esperimento di una comunità scolastica che cerca di pensarsi davvero inclusiva e solidale, un piccolo ma prezioso laboratorio di cittadinanza attiva.
Lo spettacolo è infine anche il prodotto di un vero e proprio laboratorio teatrale curato da Augusto Masiello per “Scapesteatro, Laboratori Urbani” in collaborazione con il Teatro Kismet di Bari.
Lo spettacolo ha inoltre vinto le finali per il GEF (Global Education Festival), uno dei più importanti festival di teatro scolastico europeo. Gli studenti del Garrone hanno così avuto la possibilità di esibirsi sul prestigioso Teatro del Casinò di Sanremo il 20 aprile 2018 concorrendo con scuole da ogni parte del mondo.
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