E’ difficile riprendersi da una notizia così distruttiva: la morte di un amico 54enne! ma pure è necessario ricomporsi dal dolore ed asciugarsi le lacrime per fare il punto. Sto parlando dell’improvvisa scomparsa di Pietro Basile, Canosino, capace di interpretare nel senso più ampio ed etico il termine “politico”.
Pietro è nato già con una genetica forte nel vicino 1964 perché, da questo punto di vista, era figlio di Sabino, comunista d’altri tempi, capace di far dire anche agli avversari che lo avrebbero votato perche “certamente persona onesta”. E questo tratto fondamentale del suo carattere è stata la via maestra del suo operare. Basile ha avuto la costante capacità di credere nel possibile sviluppo della sua città, nella capacità degli imprenditori di fare da volano soltanto che fossero aiutati a risolvere facilmente i piccoli problemi della quotidiana burocrazia; soltanto che non gli si complicasse la vita con limiti e recinti teorici invalicabili. Vicesindaco prima del 2002 con l’Avvocato Lomuscio, vicesindaco con me dal 2012, ha sempre visto la casa comunale al servizio delle persone: mai il contrario.
“Pietro, oggi abbiamo già fatto la spesa a due famiglie e “comprato le sigarette” ad altri 3 disgraziati: ma che possiamo fare per far girare il volano dell’economia a Canosa?” “Dobbiamo accelerare la realizzazione delle aree per insediamenti produttivi che languono da anni. E dobbiamo fare presto: se diamo la possibilità agli imprenditori di avere spazi, senza sciupare territorio, questi avranno bisogno di persone…e speriamo bene”.
E la bozza del PUG ereditato dalla precedente amministrazione è subito diventato banco di prova: in assessorato a Bari almeno 1 volta alla settimana con la delega all’Urbanistica, in costante contatto con quella mente illuminata della Barbanente e la determinazione a fare tutto e bene. Lì è stata definita l’area di contrada Tufarelle “parco” nel territorio canosino; lì sono state sforbiciate aree che prevedevano insediamenti industriali più numerosi della città di Bari! E poi il lavoro che lo portava a Bari, a Lecce, a Roma e che lo teneva a diretto contatto con le imprese che cercano lavoratori e con la disperazione di questi. Conosceva bene Pietro il dramma di chi ha perso il lavoro e deve portare il pane a casa. E forse per questo ha sempre difeso la visione di un grande insediamento nei pressi dello svincolo autostradale: non ha mai smesso di sperare che imprenditori seri finalmente si insediassero per realizzare un parco commerciale dando una svolta all’economia cittadina. D’altronde anche chi dice di pensarla in modo diametralmente opposto….ad oggi non ha cambiato di una virgola la situazione attuale.
Siamo stati insieme per strada, agli angoli, la sera, a spiegare alla modalità di raccolta dei rifiuti, come si usano i mastelli per l’umido, a distribuire i calendari di raccolta; a fare le domeniche ecologiche per le strade periferiche usate come immondezzai dagli irriducibili dello sporco a tutti i costi! Sempre sorridendo.
E mai una parola fuori posto, mai che quel “sta dicendo delle cretinate” diventasse “quello è un cretino”, mai un insulto alla persona, all’avversario. Certamente al suo operato quando non condiviso ma l’Uomo doveva rimanerne fuori!
Aveva certamente imparato la “lezione” dalla frequentazione del calcio nel quale, da anni, coinvolgeva dai bambini piccoli agli adulti. Era diventato presidente del Canosa Calcio dal 2017 trascinando con la sua passione tifosi e giocatori, con sforzi disumani per le difficoltà organizzative ed economiche che comporta il calcio in una realtà comunque piccola come Canosa. Ma ce l’aveva fatta: era riconosciuto ed amato nel ruolo di Presidente, sempre presente e costruttivo com’era suo costume. E forse questa è la metafora più corretta di Pietro: quando entrava in un gruppo quello stesso diventava Squadra: sapeva riconoscere i ruoli, valorizzarli senza mai ambire ad essere prima donna! Ma certamente riconosciuto leader naturale.
Dal 2016 si era tirato indietro dalle prime file della Politica: il lavoro lo costringeva a continue ed estenuanti trasferte oramai inconciliabili col ruolo politico: ricordo quella sera che con le lacrime agli occhi mi chiese di “lasciarlo andare perché non ce la faceva più”. E come potevo impedirglielo? Cerano la famiglia, i figli da seguire, la Moglie, il poco tempo rubato per le scuole calcio e gli infiniti chilometri percorsi all’anno in auto. Mentre il quadro politico era sempre più avvelenato nei modi e violento nei termini. “Piè tanto lo so che sarai sempre li quando ti cercherò per un consiglio” gli risposi accettando le dimissioni.
Adesso Pietro non c’è più fisicamente tra noi. Ma credo che nessuno possa sostenere che quest’uomo serio e timido non abbia lasciato un segno nella vita dei canosini degli ultimi 30 anni. Personalmente non so perché il Padreterno si porti via sempre per primi i migliori visto il disperato bisogno di persone serie che abbiamo (ed un giorno o l’altro glielo chiederò di persona!), ma ciò nonostante devo ringraziarlo per avermelo lasciato Amico, anche se non per tutta la vita come avrei voluto. Certo di essere condiviso da tutti i miei concittadini, di qualunque colore siano. A presto Piè! E grazie.
Ernesto La Salvia
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